gigi regia di Vincente Minnelli USA 1958
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gigi (1958)

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locandina del film GIGI

Titolo Originale: GIGI

RegiaVincente Minnelli

InterpretiLeslie Caron, Maurice Chevalier, Louis Jourdan, Hermione Gingold, Eva Gabor, Jacques Bergerac, Isabel Jeans, John Abbott, Corinne Marchand, Marie-Hélène Arnaud, Anne-Marie Mersen, Jack Ary, Daniel Aubé, Richard Bean, Cecil Beaton, Jacques Bertrand, Paul Cristo, Hubert de Lapparent, Cilly Feindt, Edwin Jerome, Maurice Marsac, Bernard Musson, Dorothy Neumann, Jean Ozenne, Maruja Plose, Roger Saget, Pat Sheehan, Marilyn Simms, Lydia Stevens, Jack Trevan, François Valorbe, Monique van Vooren

Durata: h 1.55
NazionalitàUSA 1958
Generemusical
Al cinema nel Luglio 1958

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Trama del film Gigi

Gigi, una graziosa ragazza di provincia, vive con la nonna e una zia a Parigi. Costoro sperano che la piccola diventi una mondana di lusso. Hanno anche messo gli occhi sul possibile "protettore": il ricchissimo Gaston Lachaille. Gaston però, essendo veramente innamorato di Gigi, rifiuta sdegnosamente. La stessa ragazza, rivelando un forte carattere, si oppone ai disegni delle due parenti. In una deliziosa Parigi da cartolina, con una deliziosa Leslie Caron, le canzoni di Lerner e Loewe e un sornione Chevalier (Oscar alla carriera), un sontuoso musical ispirato ad un romanzo di Colette.

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Voto Visitatori:   6,96 / 10 (12 voti)6,96Grafico
Miglior filmMigliore regiaMigliore sceneggiatura non originaleMiglior fotografiaMiglior montaggioMigliori costumiMigliore scenografiaMiglior colonna sonoraMiglior canzone (Gigi)
VINCITORE DI 9 PREMI OSCAR:
Miglior film, Migliore regia, Migliore sceneggiatura non originale, Miglior fotografia, Miglior montaggio, Migliori costumi, Migliore scenografia, Miglior colonna sonora, Miglior canzone (Gigi)
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film straniero
Miglior film musicaleMiglior regista (Vincente Minnelli)Miglior attrice non protagonista (Hermione Gingold)
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film musicale, Miglior regista (Vincente Minnelli), Miglior attrice non protagonista (Hermione Gingold)
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Voti e commenti su Gigi, 12 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Dom Cobb  @  30/11/2018 18:52:40
   5 / 10
Nella Parigi della Belle Epoque, una giovane ragazza cerca in ogni modo di opporsi all'educazione triviale offertale dalla nonna e dalla zia, secondo le quali l'amore è soltanto un mezzo di scalata sociale ed economica. La ragazza, soprannominata Gigi, finisce per innamorarsi di un giovanotto ricco e annoiato...
Mi pare di aver già parlato in precedenza di quel secondo ramo del musical che si è venuto a creare al cinema nel corso del suo periodo d'oro: a differenza degli exploit di Gene Kelly, questo si contraddistingue per le sue radici nel teatro di Broadway, nella sua impostazione spettacolare e nella sua immensa opulenza. "Gigi" fa parte senz'altro di quest'ultimo filone, e neanche a dirlo anche questo si basa su un pezzo della popolare coppia di autori Alan Jay Lerner, qui anche nel ruolo di sceneggiatore, e Frederick Loewe, a sua volta tratto da un pezzo di letteratura francese.
Se già "Il re ed io" rappresentava un pessimo punto di partenza, non è che qui le cose vadano tanto meglio, e lentamente mi sorge il sospetto se per caso non si tratti solo di un problema di gusti personali: come al solito è il lato tecnico a dominare su tutto il resto, fra scenografie e costumi come sempre magnifici ed eleganti, una fotografia sgargiante e colorata e uno stile visivo che, se non altro, rende il prodotto una gioia per gli occhi.


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Una volta appurato questo, però, mi sorge spontanea una domanda: perché mai riversare tanto ovvio talento e impegno per adornare una storia priva di importanza o interesse alcuno, quello che alla fine non è altro che il solito, prevedibile tira e molla fra il maschio e la femmina della coppia, che già tutti sanno dove andrà a parare e per di più ci mette un'eternità per sviluppare uno qualsiasi dei suoi snodi narrativi? La vicenda, annegata in un mare di sentimentalismo e melodrammaticità, è materiale da fotoromanzo o da soap opera, così come i personaggi che lo popolano, e né gli uni, né gli altri vengono aiutati dalla regia di Vincente Minnelli, che ancora una volta si conferma uno dei mestieranti più privi di energia della Hollywood dei tempi d'oro.


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Le musiche continuano ad essere terribilmente anonime e qualsiasi talento da parte degli attori è quasi del tutto sprecato, ciascuno costretto in un ruolo che non gli da niente con cui lavorare.
Quasi. Perché vi è un elemento nel film capace di iniettare un'indispensabile e salvifica dose di vivacità nello sviluppo narrativo e che puntualmente riesce ad alleggerire le atmosfere all'acqua di rose offrendo una sana dose di sardonica, divertita autoironia. Quell'elemento si chiama Maurice Chevailer, anfitrione e osservatore da dietro le quinte di tutta la vicenda: agghindato in quei costumi, con quel cartoonesco cilindro e la perenne aria sorniona, Chevalier è una sorta di simpatico nonno ancora in possesso di una certa vitalità giovanile, quasi una versione in carne ed ossa di George l'avvocato de "Gli Aristogatti": ogni sua apparizione è un autentico salvagente dalla dilagante noia. Così dirompente è la sua energia da riuscire in certe occasioni a contagiare anche altri membri del cast, come succede a Louis Jourdan nelle sue prime scene.


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Grazie a Chevalier, il film riesce a raggiungere quanto meno dei livelli di tollerabilità che rendono la visione meno pedante, ma non basta purtroppo a fargli raggiungere la sufficienza. Con buona pace degli estimatori, "Gigi" è tutto fumo e niente arrosto, dove la tecnica curata e l'aspetto visivo sono solo uno specchio per le allodole per nascondere il vuoto e l'inutilità di una storia e di personaggi inesistenti.

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